Intervento Presidente Confindustria Energia – Ing. Giuseppe Ricci

 

Gli obiettivi climatici sempre più sfidanti e la conseguente urgenza di mettere in atto una profonda trasformazione del sistema produttivo, in primis del settore energetico, stanno esercitando una forte pressione su tutte le economie europee. Inoltre, la transizione energetica a cui stiamo assistendo è un percorso che potrebbe portare a ridefinire una nuova mappa geopolitica.

Un approccio orientato esclusivamente allo sviluppo dell’elettrificazione e delle fonti rinnovabili elettriche comporta per l’Italia, come per l’Europa, difficoltà a garantire il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione. A tal proposito l ’Italia può essere credibile purchè adotti una visione inclusiva secondo cui tutte le molteplici soluzioni ad oggi disponibili siano sfruttate al massimo, in una logica di efficacia e di efficienza garantendo una transizione giusta per i territori e per i lavoratori.

Un approccio inclusivo alla decarbonizzazione, oltre ad essere ambientalmente più efficace ed economicamente competitivo, è soprattutto socialmente più sostenibile in quanto crea nuove opportunità:

  • derivanti dallo sviluppo di filiere nazionali come nel caso delle rinnovabili (+90mila posti di lavoro);
  • ma soprattutto derivanti dalla riconversione dei settori tradizionali per lo sviluppo di nuovi processi e prodotti low carbon che valorizzino competenze e professionalità a salvaguardia dei livelli occupazionali esistenti e che contribuiscano alla decarbonizzazione e allo sviluppo dei settori hard to abate.

Gli elementi cruciali della decarbonizzazione sono quindi la massima spinta alla crescita delle rinnovabili e dei vettori innovativi e dall’altra la capacità di riconvertire i settori tradizionali per sviluppare nuovi processi e prodotti low carbon e in tal senso è fondamentale il ruolo delle istituzioni per supportare la diversificazione delle soluzioni di decarbonizzazione investendo e sostenendo tecnologie low- carbon per esempio biocarburanti, CCS e valorizzazione dei rifiuti (per esempio HVO, Waste to Fuel).

 

Tale percorso può diventare un’opportunità anche per l’Area del Mediterraneo, dove l’Italia può svolgere il ruolo di ponte tra la Regione e l’Europa. Da una parte, i Paesi MENA potrebbero infatti cogliere questa opportunità per posizionarsi nella nuova mappa geopolitica e trovare fonti di reddito alternative per il loro modello socieconomico, ben tenendo presente le sfide ambientali, energetiche ed economiche, sfruttando il loro grande potenziale nelle rinnovabili, in particolare nel solare, nonché le grandi riserve di gas naturale (e il potenziale CCS) e nell’intera filiera dei biocarburanti, grazie alle caratteristiche del territorio.

Dall’altra, l’UE potrebbe ampliare la sua diplomazia climatica in una regione chiave, soddisfacendo al tempo stesso le sue esigenze di energia pulita necessarie per raggiungere la neutralità carbonica.

In particolare, l’Italia, grazie anche alla sua posizione geografica, può in questo contesto giocare un ruolo di primo piano, favorendo la maggiore integrazione del mercato energetico del Mediterraneo con quello europeo e contribuendo tra l’altro allo sviluppo sostenibile dei Paesi interessati grazie all’utilizzo di tecnologie all’avanguardia e alla condivisione di competenze e capacità industriali

L’Italia deve continuare a farsi portatrice in Europa di una visione strategica che includa i Paesi del Mediterraneo come partner imprescindibili di un modello energetico aperto ad interdipendenze e mutui benefici. Rimane pertanto di importanza strategica che l’Italia sia al centro di un Green Deal euro-mediterraneo con significative ricadute a livello economico e sociale per l’Europa, per il nostro Paese e per la Regione.

 

Ravenna, 30 settembre 2021